
Il 21 marzo si celebra Giornata Mondiale della Poesia; una ricorrenza annuale istituita dall'UNESCO nel 1999.
La poesia ci insegna a vedere il mondo con occhi diversi
La poesia è una forma d'arte che crea un componimento fatto di frasi dette versi, in cui il significato semantico si lega al suono musicale dei fonemi, come osservava Aristotele, la poesia nasce dalla tendenza naturale dell'uomo a imitare, attraverso il linguaggio, l'armonia e il ritmo. La lingua nella poesia ha una doppia funzione, crea contenuti sia informativi sia emotivi. La poesia è nata prima della scrittura: le prime forme di poesia erano orali, come l'antichissimo canto a batocco (due voci, maschili o femminili, oppure anche miste, si alternavano con legamenti vocali prolungati e in una specie di botta e risposta) dei contadini e i racconti dei cantastorie.
Le parole sono oggetti
Un oggetto guardato sembra dire “io”. Ma come lo dice? Certo non con le parole: esso ha solo una forma, colori, suoni, movimenti. E come potranno allora le parole di una poesia tradurre questo “linguaggio” che non è fatto di parole? Questo è un “miracolo”: anche le parole possono diventare “oggetti”. Non avere cioè un solo significato, ma anche una forma, un colore, e magari anche un sapore o un modo di muoversi. Possono essere luminose, o buie, lente o rapide. Una parola come “raffica”, per esempio, è veloce come un colpo di vento improvviso. Una parola come “chiara” è luminosa per via di quella a che si spalanca, oppure una parola come “scuro” ha invece una u stretta. Ci sono parole “grasse”, che sono piene di o, o parole “magre” pieni di i. Per via del loro suono dunque, le parole possono essere usate come se fossero strumenti musicali, o pennelli, o un paio di mani. Ce ne possiamo servire come facciamo con i nostri cinque sensi.
Le parole della poesia non hanno un solo significato
Molti, appena leggono una poesia, subito si chiedono: Che cosa vuol dire? Ma è una domanda sbagliata. Una poesia, infatti, non è mai solo quello che “vuole dire”. Perciò capirla solo con la testa, cioè solo sulla scala dei significati, è poco importante. È importante “capirla” anche sulla scala dove non c’è un significato che possa essere spiegato, perché una poesia non è mai solo quello che “vuol dire”. Il linguaggio della poesia è diverso per ciascuno di noi.
Il primo poeta conosciuto a livello mondiale, perché ha “firmato” i suoi componimenti, sia pure nei caratteri cuneiformi della sua antica cultura, è una donna. Una poeta di nome Enheduanna, vissuta in Mesopotamia tra il 2285 e il 2250 a.C., che fu sacerdotessa della Dea Inanna ad Ur, per la quale ha scritto numerosi inni (il più famoso è proprio l’Inno ad Inanna).
articolo scritto da Maria Luisa Lamanna
PS: le riflessioni sono tratte da “La poesia salva la vita. Capire noi stessi e il mondo attraverso le parole" di Donatella Bisutti - Feltrinelli Editore.
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