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rev. Mario Bonfanti

Il guerriero della luce si comporta come un bambino:
ha bisogno di divertirsi, di giocare, di essere irriverente, 
di fare domande sconvenienti.
Si immerge senza esitazione
nel fiume di passioni 
che scorre attraverso la vita;
accoglie le proprie passioni 
e le vive intensamente.

(Paulo Coelho, Manuale del Guerriero della luce)

Fin da piccolo alla ricerca del “sacro”, mi sono sperimentato in diverse pratiche, attinte sia dal contesto cristiano, cui sono stato educato e cresciuto, sia da mie personali e spontanee sperimentazioni, nate da un sentire immediato che mi portava a ricercare nel silenzio, nel contatto con la natura e col mio corpo quello che chiamiamo “spirito” o “energia vitale” o il "divino".

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A 15 anni sono entrato in seminario per iniziare un cammino di totale dedicazione della mia vita alla spiritualità. E, sempre in questa direzione, a 19 anni sono entrato in un convento carmelitano, perchè affascinato dalla mistica di S. Giovanni della Croce.

Ho in seguito interrotto quel cammino perché i bisogni di giustizia e rispetto verso chiunque urgevano in me e non riuscivo più a sopportare compromessi cui ero testimone ogni giorno in convento: avere una stanza 5x5 mq mentre dei poveri dormivano nella strada sotto di noi era troppo lacerante per me; aver fatto voto di povertà e insieme mangiare cibi che a casa mia non ci potevamo permetter era una contraddizione troppo forte; vedere maltrattati i poveri che venivano a bussare al convento mi irritava; assistere alla cacciata di un confratello perché aveva avuto rapporti omosessuali occasionali e sentirci dire che ci era proibito incontrarlo erano fatti troppo stridenti con i miei valori, la mia persona e quello che sentivo essere il messaggio evangelico cui mi ispiravo nella mia ricerca spirituale. Per cui decisi di uscire dal convento nel 1997.

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Ma la sete di spirito “era come un fuoco che ardeva: provavo a coprirlo, ma non mi fu possibile” (Geremia 20,8-9). E così, dopo alcuni anni di pausa, ripresi il cammino verso il sacerdozio. I frati, però, si interposero e le porte del seminario della Diocesi di Milano cui bussai si chiusero.

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Un carissimo amico, che avevo conosciuto durante una settimana di spiritualità a Spello (presso i Piccoli Fratelli di Charles De Foucault) e che anni dopo divenne il mio primo compagno, mi propose di parlare col vescovo della sua Diocesi, di cui era consigliere. E così iniziai i miei viaggi avanti e indietro dalla Sardegna per farmi conoscere e gradualmente inserirmi nella sua diocesi. Nel frattempo io e Paolo divenimmo compagni. Ma il 01.01.2000 all’improvviso morì d’infarto: fu un momento drammatico, straziante e sconvolgente per me. Mi crollò il mondo addosso. Partecipare al suo funerale come “amico di famiglia” (invece che come compagno) fu lacerante: un dolore che mi fece molto riflettere e aperse in me molti interrogativi.

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Proseguii, intanto, il mio cammino verso il sacerdozio… da cattolico: a quei tempi non avevo esperienza concreta di altre confessioni cristiane e per me era quella l’unica strada per diventare “persona dedicata alla spiritualità”.

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Fui ordinato sacerdote il 16 novembre 2002, contro il parere del Vaticano: il vescovo, che mi conosceva da anni e sapeva anche della mia omosessualità, coraggiosamente si oppose all’intimazione di Roma, fidandosi di me e della mia vocazione e mi ordinò, nonostante tutto.

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Dopo tre anni di ministero, però, quel vescovo andò in pensione e il nuovo presule, appena venuto a conoscenza della mia omosessualità, volle inviarmi in un convento per “preti in crisi” (in realtà per sottopormi a “terapie riparative”). Io mi opposi fermamente, perché capii che voleva di fatto “curarmi” dalla omosessualità.

Lo scontro fu duro e decisi di tornarmene a casa dai miei.

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Pian piano mi inserii nella Diocesi di Milano; proprio in quella diocesi che anni prima mi aveva sbarrato le porte: ebbi un incarico ufficiale come collaboratore in una Comunità Pastorale. L’esperienza diretta con le realtà delle persone “ferite”, l’incontro e l’ascolto delle domande della gente che vive i problemi della quotidianità, gli interrogativi che la vita poneva loro… aumentarono sempre più in me la consapevolezza del divario tra la vita della gente e la dottrina della Chiesa Cattolica: non potevo più condividere le sue posizioni e dichiarazioni su temi quali “aborto”, “eutanasia”, “separati/divorziati”, “rapporti prematrimoniali”, “omosessualità” ecc.

Gli studi teologici e la lettura di libri di approfondimento biblico e l’approfondimento delle religioni comparate mi rendevano sempre più scettico anche verso dogmi quali la “verginità della Madonna”, la sua “assunzione al cielo”, il “paradiso, il purgatorio e l'inferno”, il “peccato originale”, la “confessione”… e il “primato di Pietro”, ecc.

Nel frattempo conobbi la Chiesa Episcopale e incontrai anche altri cammini cristiani: la Chiesa Battista, i Valdesi, la Chiesa vetero-cattolica, ecc. e così iniziai a prendere sul serio l’eventualità di cambiare Chiesa e passare ad un’altra confessione cristiana.

 

Intanto le mie dichiarazioni e prediche (poco allineate al Vaticano) la mia trasparenza sul fatto di essere “prete felicemente gay”, e la mia vitalità erotica infastidivano sempre più le gerarchie cattoliche… finchè intervennero pesantemente sulla mia vicenda: prima, il cardinale di Milano mi licenziò in tronco e, poi, il Vaticano decise di avviare un “processo canonico” contro di me.

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A quel punto decisi che era arrivato il tempo di uscire dalla Chiesa Cattolica; e scelsi simbolicamente come data l’11 ottobre (Giornata Internazionale del coming out).

Così venni scomunicato in tronco, ipso facto (come si dice in gergo ecclesiastico).

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Un gruppo di persone (di diversa provenienza e condizione) mi seguì e insieme continuammo a celebrare, confrontarci sulla Bibbia, incontrarci e cercare vie spirituali che significative per noi.

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L’incontro col teologo Matthew Fox, in occasione del suo primo tour in Italia (2013) e l’inizio di una stretta collaborazione con lui per diffondere la “Spiritualità del Creato” anche in Italia, sono stati molto significativi per me e per questo gruppo di persone. Da questo incontro (e dagli stimoli emersi dalla lettura dei suoi libri) è nato il nome del gruppo: “il cerchio”, che vuole essere un simbolo per noi di condivisione, eguaglianza e ricerca spirituale alternativa senza guru/maestri.

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Quasi contemporaneamente, grazie al racconto entusiasta di un ragazzo della provincia di Varese, venni a conoscenza della Metropolitan Community Churches (MCC): un movimento cristiano inclusivo, che da subito mi ha attratto e col quale mi sono sentito immediatamente in sintonia. Quando, poi, ho partecipato per la prima volta di persona a un incontro europeo della MCC (settembre 2014) sono rientrato letteralmente entusiasta e affascinato per lo spirito di comunità, reale inclusione, rispetto di chiunque, accoglienza e impegno evangelico per i diritti. E così è nato il mio (e nostro – come gruppo) cammino che ci ha portati a diventare “emerging church” (realtà ecclesiale nascente) nella MCC e io seguito (2019) pastore ordinato nella MCC.

 

Professionalmente mi occupo di crescita personale e benessere in qualità di life coach, mediatore familiare, leader di yoga della risata, formatore di Comunicazione Nonviolenta, massaggiatore olistico, istruttore di Mindfulness, Qi Gong, ecc.

 

Da inizio 2023 mi sono trasferito in Abruzzo (provincia di Pescara), dove vivo in una relazione BDSM poliamorosa sotto un Master bisex.

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Essendo sempre in ricerca, percorrendo sentieri diversi e complementari, oggigiorno mi piace definirmi "esploratore erotico-spirituale".

 

Pur affondando le mie radici nel cristianesimo ed essendo pastore MCC, riconosco in me anche un lato agnostico (e a volte ateo) e un forte interesse verso altre tradizioni spirituali (in particolare sufismo e buddismo zen). Faccio anche parte del movimento della Spiritualità del Creato, una proposta del teologo episcopaliano Matthew Fox che pone del cammino spirituale la benedizione originaria del creato.

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Sono disponibile a incontrare online e/o di persona chiunque sia voglia conoscere la MCC e/o incontrarmi.

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