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Semi... e regno di dio


Nel Vangelo di Giovanni troviamo il detto: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, resta sterile; se invece muore porta molto frutto” (12, 24).

La simbolica del seme la si ritrova diverse volte in tutte e quattro le narrazioni evangeliche: dalla parabola del seminatore a quella del grano e della zizzania, dal granellino di senape al seme che cresce da solo, dall’episodio dei discepoli che strappano spighe durante il digiuno alla parabola del ricco che non sa dove riporre i suoi abbondanti raccolti… i semi fanno spesso da protagonisti dei racconti rivolti alla gente per ammirare, contemplandoli, la presenza e potenza del Regno di Dio.

Nello scorso anno (2017) la casa editrice Il Saggiatore ha editato in italiano il libro Semi. Viaggio all’origine del mondo vegetale che Thor Handson aveva scritto un paio di anni prima in inglese con i tipi di Basic Books. Un affascinante viaggio nel mondo dei semi alla scoperta della loro incredibile energia.

Attraverso questo viaggio lungo quasi 300 pagine, l’autore ci guida ed educa alla meraviglia di fronte alla forza e resistenza dei semi, ai loro meccanismi di difesa, al prezioso nutrimento che racchiudono in poco spazio e che è stato (ed è ancora) fondamentale allo sviluppo anche delle società umane, ai viaggi che ingegnosamente i semi compiono in giro per il mondo alla conquista di ogni lembo di terra fertile; ed - ebbene sì - anche alla loro invenzione di una forma di sessualità ben più orgiastica e “spudorata” rispetto ai precedenti metodi di riproduzione. Scrive l’autore:

Prima dei semi, il sesso per le piante era qualcosa di piuttosto scialbo. La clonazione e altri metodi di riproduzione asessuata erano comuni. Con la comparsa dei semi la piante improvvisamente hanno incominciato ad accoppiarsi all’aria aperta, sparando il polline dall’ovulo in modi sempre più creativi. Si è trattato di una novità radicale. E il potenziale evolutivo crebbe moltissimo.

È davvero interessante e stupefacente incontrare un biologo, che ha fatto proprio del catalogare, selezionare e analizzare il proprio lavoro, scrivere un libro che è traboccante meraviglia e stupore. Oserei dire: un “moderno” manuale di mistica.

Nel libro Educare alla meraviglia. Reinventare la scuola, reinventare l’umano (recentemente tradotto in italiano) il teologo Matthew Fox scrive:

L’era moderna non si è occupata un gran che dello stupore. Si è dedicata più ad addomesticarlo che a ravvivarlo, più a sfruttarlo che ad apprezzarlo. Si è dedicata, insomma, più a fare soldi che a creare stupore (…) A differenza del mondo moderno, il mondo premoderno si trovava a proprio agio con lo stupore, come osserva Ernst Becker: “L’uomo antico non aveva ancora perduto lo stupore nei confronti della natura e del mondo”. Infatti, gli essere umani premoderni erano quotidianamente stupefatti dal loro meraviglioso incontro con i cieli e le stelle, con i pianeti e le stagioni, con gli animali e le piante, con le meraviglie dell’esistenza di ogni giorno.

E precedentemente nel testo In principio era la gioia scriveva:

Se il creato è una benedizione ed è costantemente una benedizione originale, la nostra risposta adeguata è gioirne. Il piacere è una delle esperienze spirituali più profonde delle nostre vite. Ma il piacere non emerge facilmente in una società inondata dalla mentalità consumistica (…) Il vero contemplativo ci insegna l’arte di assaporare. Il creato infatti ha bisogno più di persone che sappiano assaporare che di persone che sappiano catalogare.

È quindi una piacevolissima sorpresa leggere un libro di un biologo e scoprirvi un vero e proprio manuale mistico e scientifico insieme!

Il libro di Thor Handson ci invita anche a riconoscere quanto noi umani siamo dipendenti dai semi. Ed essere loro davvero grati. Scrive l’autore:

Di tutti i mezzi di cui i semi possono immagazzinare energia, nessuno meglio dell’amido rappresenta un alimento base per gli esseri umani. L’amido è formato da lunghe catene di molecole di glucosio che enzimi dell’intestino umano possono facilmente spezzare, liberandone zuccheri (…) Così com’è il contenuto di amido in una graminacea può arrivare al 70% del seme: energia di pronto uso (…) Non stupisce che i nostri antenati abbiano imparato a trarre vantaggio da questa risorsa (…) La spinta calorica derivata da una dieta a base di cereali cotti svolse un ruolo significativo nell’evoluzione umana.

In questa direzione trovo interessante che il profeta Gesù abbia sostituito l’agnello con il pane, prodotto dai semi di grano. In quella che tradizionalmente ricordiamo come “Ultima Cena” Gesù spostò il focus della celebrazione dall’agnello, fulcro essenziale nella Pasqua ebraica che in quel momento stava celebrando, agli azzimi (pane non lievitato); e disse ai presenti discepoli e discepole di fare altrettanto in futuro. Tant’è che ora nella celebrazione cristiana in sua memoria (detta “messa” o “cena” seconda delle differenti confessioni) al centro del rito vi sono il pane e il vino. L’agnello è sparito.

Come recita la citazione che Thor Handson riporta nel suo libro tratta dagli scritti di George Bernard Shaw: Pensate all’energia incredibile concentrata in una ghianda! Sotterrate una ghianda ed esploderà producendo una quercia gigantesca! Sotterrate una pecora e non avrete altro che decomposizione. Citazione illuminante circa la potenza di vita racchiusa in un seme. E mi piace pensare che anche Gesù, affascinato da questo “miracolo” della natura, abbia preferito spostare l’attenzione degli astanti dal povero animale barbaramente sgozzato alla forza vitale nascosta in un chicco di grano, che ha il potere di moltiplicarsi esponenzialmente e donarci energia per vivere. E se l’agnello immolato diffondeva, suo malgrado, una religiosità intrisa di sangue, sacrificio e morte, ora Gesù propone una diversa spiritualità fatta di nutrimento, condivisione e scambio che dà vita. E il chicco di grano diviene il simbolo di questa nuova vita, della resurrezione di un’umanità pacifica e mutuale.

Forse tutto questo, anche per Gesù, è scaturito da anni di osservazione e contemplazione estatica dei semi e del loro ciclo vitale; perché - come è scritto nel retro di copertina del libro di Thor Hanson - guardarli significa entrare in contatto con la meraviglia della natura, il mistero della vita, le radici dell’uomo. E in fondo è questo ciò che indica la categoria evangelica del “Regno di Dio”.


Articolo scritto da Mario Bonfanti

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