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INTERVISTA A REV. ELDER RACHELLE BROWN

(articolo apparso su Advocate nel 2017 e liberamente tradotto in italiano. Testo originale:

https://www.advocate.com/current-issue/2017/7/13/what-happens-when-pastor-goes-poly)


I leaders della Metropolitan Community Churches (MCC) non sono mai stati dei puritani.

Sorta al culmine della rivoluzione sessuale e liberazione gay, la MCC non è una di quelle denominazioni cristiane che afferma che Dio apprezza solamente le coppie tradizionali eterosessuali e monogame.

Questa chiesa venne fondata nel 1968 dal reverendo Troy Perry come spazio dove anche i cristiani LGBT potessero incontrarsi per pregare e celebrare insieme. Perry è un personaggio molto ironico e una volta disse al suo compagno col quale stava da lungo tempo, Phillip DeBlieck: “Posso essere o sposato o monogamo. Ma non entrambe le cose insieme.” (sono rimasti insieme uniti in matrimonio per decenni).

Nonostante questo, alcune persone nella chiesa considerano l’elezione della reverenda Rachelle Brown a Responsabile Mondiale della MCC ad interim come una mossa sorprendentemente radicale a causa della sua “strana famiglia”.

Rachelle Brown è cresciuta in una piccola comunità rurale Cajoun in Louisiana.

“Noi abbiamo la nostra cultura” dice Rachelle a proposito della sua gente. “E’ qualcosa che scorre nelle mie vene in ogni parte di me.”

Strongly religious, Brown “felt a call to ministry in high school,” but says, “the world I was in, that was impossible.”

Profondamente religiosa, rev. Brown “sentì la chiamata al ministero fin dalla scuola superiore” ma dice: “nell’ambiente in cui vivevo questo era impossibile”.

Così, “se ne restò nascosta e lavorò nel settore delle comunicazioni.” Conseguì una laurea in mass media e un master in comunicazione.

Ma mancava qualcosa nella sua vita. “Ero in lotta con la chiesa perché era ancora così violenta e malvagia nei confronti delle persone LGBT. Questo non era uno spazio sicuro per me, sia a livello emotivo che spirituale.” Così Rachelle alla fine smise del tutto di andare in chiesa.

Nel 2001 Rachelle Brown, mentre stava partecipando al suo primo Pride a St. Louis, si è imbattuta in uno stand della MCC. Non riuscì a trattenersi dall’entrare… e ne uscì che era una donna trasformata. "Ho letteralmente lasciato il mio lavoro, mi sono licenziata e sono entrata in seminario. Fu per me un'esperienza radicale di conversione".

Anche il percorso di Rachelle Brown verso una famiglia rispecchia il suo cammino di fede. Da sempre desiderava impegnarsi in una relazione stabile, ma - ammette - non è mai riuscita a farla funzionare. "Ero davvero pessima in tutte le relazioni monogame che inanellavo una dopo l’altra. Era davvero doloroso e un continuo fallimento. Ogni volta che ci provavo, la facevo terribilmente saltare in aria. Nel mezzo di tutto questi movimento per i matrimoni egualitari pensavo cose tipo: Non è roba per me. Ma invece che sentirmi moralmente fallita come ministro di culto, ho iniziato a esplorare".

Non si può dire che Rachelle sia una fannullona. Così, quando da donna con due master alle spalle (e un dottorato di ricerca in teologia che sta completando) decise di conoscere altri modalità per vivere una relazione, avviò la sua ricerca.

"Ho iniziato a ricercare cosa poteva essere emozionalmente soddisfacente per me e quale tipo di famiglia volevo davvero costruire. Ho iniziato a parlare con diverse persone... che erano impegnate in diversi tipi di modelli familiari. Alcune erano insieme in rapporti poliamorosi e relazioni aperte da 30 o 40 anni"

Si mise anche a leggere "per capire meglio quali fossero le caratteristiche della famiglie queer e le loro dinamiche e tute le discussioni e scontri che avvenivano all’interno delle chiese denominazionali su questi temi".

Poi incontrò Michelle Jestes e Dama Elkins-Jestes, una coppia di lesbiche che erano insieme da tre anni. Le piacquero. E anche lei piacque a loro. Racconta Rachelle: "Non fu un colpo di fulmine o qualcosa del genere. Eravamo solamente intenzionate a capire meglio cosa avrebbe voluto dire per noi questo tipo di rapporto. Io rispetto pienamente la loro relazione, il loro matrimonio, le loro promesse ".

In the seven years the triad has been together, the church leadership hasn’t wavered in support but, Brown admits, “we lost a lot of friends.”

Nei sette anni che siamo insieme, I responsaboli mondiali della Chiesa non hanno mai smesso di sostenerci e incoraggiarci ma – ammette la rev. Brown – “abbiamo perso un sacco di amicizie”.

E ammette Rachelle che"se c'è una lotta che ho dovuto affrontare nella mia fede, questa ha riguardato il modo in cui alcune persone, specie quelle più conservatrici, avrebbero scartato il mio ruolo di leader spirituale per il semplice fatto che la mia famiglia è una triade. Perché io non voglio essere un ostacolo ".

Le persone hanno diverse fantasie e rappresentazioni rispetto al poliamore. Una di queste immagini evoca qualcosa di simile a un'orgia, una massa di corpi nudi che si avvinghiano – e Rachelle pensa che questa sia l’immagine che la maggior parte delle persone ha in testa quando sente parlare di poliamore. Un’altra raffigurazione è simile a un tipo di poligamia patriarcale che era propria dei mormoni e dalla quale la maggior parte delle persone poliamorose rifuggono. L'ultima immagine - intitolata "Che veramente è il poliamore?" - è quella di un calendario gigante appeso alla parete.

"Sono scoppiata a ridere", dice Rachelle quando gli capitò di vedere proprio questo tipo do calendario per la prima volta. "Perché noi abbiamo proprio un grande calendario principale nel corridoio. Ognuno ha il proprio pennarello colorato che utilizza per indicare i propri impegni e programmi. Così sappiamo chi sarà a casa e quando, visto che lavoriamo tutte e abbiamo lavori diversi e quindi impegni differenti ".

Proprio come il calendario, Brown, Jestes e Elkins-Jestes hanno un accordo comune alle coppie poliamorose: delle regole che stabiliscono i confini etici della loro relazione. Ad esempio "Abbiamo deciso fin da subito, quando ci siamo conosciute, che la nostra sarebbe stata una triade chiusa. Volevamo assolutamente prenderci cura del nostro benessere emotivo e desideravamo costruire fiducia, integrità e fedeltà".

L'aspetto intenzionale, quasi cerebrale, di alcuni rapporti poli può sembrare strano per chi ne è fuori; ma Rachelle Brown afferma che il vantaggio è che così "si estrapolare il poliamore dalla cornice “sesso”. Si dà per scontato che tutto ciò che uno fa abbia una connotazione sessuale - questo ci riporta al brivido del corpo che abbiamo sperimentato come persone LGBT - e il rischio è che noi diventiamo solo degli oggetti sessuali, quando si parla”. Ma Rachelle afferma che la sua relazione va più nella direzione dell’amore. “Io le amo davvero. Amo davvero tanto le diverse cose che ricavo dalle diverse relazioni ".

Naturalmente, non è sempre stato facile. E così la ricerca di un aiuto e accompagnamento professionale è sempre stata parte integrante della loro triade. Rachelle Brown dice di Dana Erickson, LCSW, la loro terapeuta familiare, che "è la donna migliore al mondo. Siamo andati da lei e lei ci ha detto: Beh, in fondo è come in ogni rapporto. Ogni rapporto è una negoziazione. In questo caso abbiamo solo una persona in più che dobbiamo portare nella negoziazione. Ed è quello che ha fatto e la vediamo molto spesso".

"Siamo esseri umani. E quindi c'è della gelosia. Ne parliamo. E abbiamo preso l’impegno di vivere sotto lo stesso tetto e di amarci a vicenda e di essere presenti e davvero emotivamente, fisicamente e spiritualmente disponibili."

Brown’s family also includes a 6-yearold child, the biological son of one of her partners’s relatives. “We’ve been in this legal guardianship for almost three years now. He’s been with us for four or five years of his life. We just all co-parent. He just calls us his family,” she says. “I mean there’s no ifs, ands, or buts about that.”

La famiglia di Rachelle include anche un bambino di 6 anni, figlio biologico di una delle sue partner. "Condividiamo questa tutela legale da quasi tre anni. È stato con noi per quattro o cinque anni della sua vita. Siamo tutti co-genitori. Ci chiama semplicemente la sua famiglia. Voglio dire che non ci sono se, e, ma." Come tutti i genitori, Brown posta con orgoglio su Facebook le loro foto, come quando ha condiviso la sua lista di regali per Natale che comprendeva sia una nave pirata che bambole della Barbie.

Come ogni bambino, "cercherà di manipolarci", Brown riconosce. Ma, dice, raramente questo funziona a suo favore. "Sappiamo di comunicare tra di noi" Aspetta un attimo. Fammi inviare un messaggio. "Spiacente, la risposta è" No.

Brown vuole chiarire che non sta reclutando nessuno al poliamore: la sua triade è una relazione chiusa e non aperta, e non ritiene affatto che una relazione polimorosa sia la scelta giusta per tutti.

"Non consiglierei mai una relazione poliamorosa a chi si trovasse già in una relazione felice, sana o fosse senza relazione, se desidera restare single. Non ci si deve sentire in dovere di incasellarsi in uno o in un altro tipo di relazione, solo perché tutti gli altri lo sono. Non sarebbe una scelta emotivamente sana. E la mia vita non è normativa ".

Le persone LGBT hanno sempre costruito delle famiglie per scelta. La famiglia della rev. Brown è l'immagine di una famiglia queer moderna. Qualunque forma di famiglia scegli per te, è bello sapere che anche la MCC la sostiene.






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