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Il mio rito


La condivisone dei pasti è un momento davvero centrale nella vita di una Comunità. Si tratta infatti di un vero e proprio rito, di una vera celebrazione.

Già da quando si inizia ad apparecchiare si assapora il clima di festa, di gioia dello stare insieme. In quanti siamo? Ci siamo contati? Quanti bicchieri? Le posate? Servono i cucchiai?

Alcuni ragazzi hanno già consumato il pasto prima di noi, ma è come se cenassero di nuovo. Si avvicinano alla tavola imbandita e qualcuno si siede sulle ginocchia del compagno di stanza il quale, affettuosamente, lo accoglie tra le braccia prendendosi cura di lui. E lo fa sempre, non solo in questo momento. L’attenzione ai più deboli è costante.

Quando la voce dell’operatore scandisce l’esortazione “A tavola, è pronto!” ognuno si siede al proprio posto ed attende che gli venga servito il piatto colmo di vivande preparate con amore dagli addetti. Un secondo con contorno, ogni volta diverso. Il pane viene distribuito prelevandolo da un cesto, e l’acqua minerale viene versata nei bicchieri di ognuno. I ragazzi più in gamba aiutano quelli in difficoltà, li assistono quando devono tagliare la carne col coltello, ma anche gli operatori sono solerti nell’individuare qualche piccolo problema.

Spesso una pizza sostituisce il piatto unico; la gioia si fa più grande perché la pizza piace proprio a tutti!

La conversazione si anima, qualcuno commenta i risultati delle partite di calcio, un ospite ci parla dell’ultimo spettacolo teatrale al quale ha assistito, un terzo di un invito a cena speciale o di routine da un parente; i riferimenti affettivi non mancano di certo, le persone ferite nell’intelligenza ci insegnano ad amare in maniera autentica

Le risate sono fragorose dopo una battuta spiritosa, anche gli operatori scherzano e gustano il buon cibo.

Al termine spunta un enorme cesto con della frutta…no, questa sera no, qualcuno ha preparato un delizioso tiramisu… ed ecco che scoppia un applauso spontaneo… bravo, ci voleva proprio!

Le conversazioni continuano, ecco due persone parlano tra di loro, forse qualcosa di più personale, che gli altri non dovrebbero sentire.

Un ragazzo è un po’ taciturno, forse non si sente tanto bene, ma gli altri gli strappano un sorriso, pronti ad aiutare chi è in un momento di crisi.

Mentre partecipo a questa cena, lieto e sereno e con una grande gioia nel cuore recito, tra me e me


“Ecco quanto è buono e quanto è soave

Che i fratelli vivano insieme!

E’ come olio profumato sul capo,

che scende sulla barba, sulla barba di Aronne,

che scende sull’orlo della sua veste.

E’ come rugiada dell’ Ermon

che scende sui monti di Sion-.

Là il Signore dona la benedizione

E la vita per sempre

(Salmo 132)


Questo è il mio rito, questa è la mia celebrazione.


Articolo scritto da Roberto Bitto

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